La speranza è nata due volte. Con il Santo Natale e l’avvento di Gesù, che ha probabilmente innescato un clima di solidarietà e bontà, fondamentali per iniziare al meglio il nuovo anno. era rimasta sola per qualche interminabile momento la donna somala incinta, ospite nel centro di accoglienza di Pagani. Sola, con un bimbo da dare alla luce, senza supporto. Calore e attenzioni che ha però trovato nel nosocomio nocerino, all’Umberto Primo, dove medici e infermieri, pur con le comprensibili difficoltà linguistiche, l’hanno assistita fino ad arrivare al lieto evento.
Si chiama Hassan, ieri mattina, improvvisamente i dolori, la disperata necessità di trovare qualcuno che potesse portarla in ospedale. Soccorsa dall’ambulanza del 118, ha trovato riparo nella sua grotta, l’ospedale per l’appunto, dove poi è stata seguita prima del parto. Straniera, senza possibilità di spiegare bene cosa le stesse succedendo, quanto forti fossero i dolori, e con i medici quindi che hanno provato a capire, a tenere la situazione sotto controllo per poi provvedere agli interventi necessari per far nascere il piccolo. Piccolo che sta bene, come la mamma, che è stata raggiunta in ospedale dalle amiche del centro di accoglienza di Pagani. Rimane un problema da risolvere: quello della distanza linguistica e culturale che pone dei paletti ben precisi tra accoglienza e permanenza dei migranti nelle nostre città. Bisogna fare in modo che possano imparare il più in fretta possibile la nostra lingua, è impensabile che a distanza di tempo dal loro arrivo, non sappiano spiegarsi, specie in situazioni complicate, drammatiche, come questa capitata ad Hassan. Ci vogliono dieci, cento, mille, Karima Sahbani, la mediatrice linguistica e culturale marocchina che da anni vive a Nocera Inferiore che si era subito offerta di aiutare la donna e anche i medici. Giunta in ospedale però Karima si è sentita dire che era stato già tutto risolto attraverso il servizio interculturale della regione campania, chiedendo il contributo di un mediatore culturale. 
