La presenza notturna di clochard sui pianerottoli dell’ospedale civile di Nocera Inferiore denunciata ieri alla nostra emittente ha destato reazioni diverse nell’opinione pubblica Dalla commiserazione alla paura. Sta di fatto che in una struttura sanitaria bisognerebbe garantire decoro, dignità e soprattutto sicurezza igienico-sanitaria. E il consentire che senzatetto dormano per terra nei corridoi di un ospedale non va certo in questa direzione.
E’ da un anno che gli addetti alla sorveglianza. le 11 guardie giurate in forza ai due ospedali, denunciano la gravità della situazione: Hanno per iscritto e verbalmente comunicato alla direzione dei nosocomi la presenza soprattutto notturna di senzatetto che si rifugiano nei corridoi. Uno di loro dopo l’ennesima aggressione fisica subita ha finanche sporto denuncia ai carabinieri della locale stazione. Ma da oltre un anno il problema non è stato ne’ affrontato ne’ risolto, piu’ che invitare ad andare gli estranei via gli agenti non possono fare. Le segnalazioni alla direzione amministrativa si sono sprecate nei mesi, ma nessun provvedimento e ‘ stato adottato. Da noi interpellata la direzione sanitaria ha tenuto a ribadire che Più volte il problema è stato sottoposto all’attenzione della direzione sanitaria, che non è certo stata a guardare. Alfonso Giordano ha chiesto alle forze dell’ordine e anche alla procura di intervenire e fare chiarezza sulla presenza di clochard all’interno dell’ospedale Umberto I. Purtroppo non ci sarebbero margini di manovra, in quanto i senza tetto usano gli spazi della struttura pubblica per ripararsi dal freddo e non per danneggiare cose o aggredire persone. per questo motivo la direzione sanitaria ha sollecitato i servizi sociali dell’Asl Salerno. Toccherà alle assistenti sociali dell’azienda, in sinergia con quelle del Comune di Nocera Inferiore, trovare una struttura che possa accogliere questi senza fissa dimora. In realtà ci hanno già provato a trasferirli, ma i clochard non voglio abbandonare i corridoi dell’ospedale.
Il fenomeno è noto da tempo. nei mesi scorsi una donna dimessa dalla psichiatria aveva scelto di continuare a passare le sue giornate nella sala d’attesa al secondo piano. Pure il vecchio pronto soccorso, negli anni addietro, ha accolto alcuni senza fissa dimora. In quei casi gli infermieri contribuivano pure alla loro igiene personale.
L’Umberto I, ma anche l’Andrea Tortora, non sono ospedali in sicurezza. Gli ingressi che vengono lasciati in balia di se stessi a qualunque ora del giorno e della notte consentono a chiunque di entrare e uscire senza alcun controllo. La vigilanza viene affidata ad un’unica guardia giurata per turno che deve farsi carico di controllare l’intero plesso sia all’interno che all’esterno, soste delle autovetture e passi carrabili compresi . Un’organizzazione della sicurezza per pazienti, familiari, e personale , questa, quanto meno discutibile. Lo stesso lavoro degli addetti alla sicurezza non è in sicurezza. “Non siamo tutelati-dicono gli agenti- non ce la facciamo piu’. Un lavoro di responsabilità il loro, senza alcun tutela. Immaginare un agente in divisa che deve percorrere per le sei ore di turno di giorno e le 12 notturne in lungo e in largo l’ospedale all’interno e all’esterno è inaudito. Quale sicurezza possono mai garantire? Tutto è lasciato alla mera videosorveglianza. Ma se pure fosse, e questo è da vedere, quando si è lontani della telecamere cosa accade? Possibile che nessuno ha mai pensato di rivedere i punti di accesso, porte di entrata e d uscita, e pensare a tenerli chiusi e controllati da un portiere o custode?
Ci chiediamo: Perchè non chiudere i varchi quanto meno di notte, quando gli orari di visita sono terminati? I nostri ospedali diventano invece tera di nessuno a rischio e pericolo di tutti gli utenti. E questa resta una vera emergenza che chi di dovere dovrebbe affrontare e risolvere non a suon di carte e denunce che lasciano il tempo che trovano, bensi’ con un piano sicurezza di tutto rispetto che ridia dignità alle istituzioni ed a chi le frequenta. Lascia invece sconcertati il fatto che neanche dopo servizi giornalistici di denuncia nessuno dai vertici delle strutture alle istituzioni locali, sia intervenuto facendosi fornendo risposte al problema.