L’amianto resta ancora una minaccia, nonostante siano passati 26 anni dall’emanazione della legge con la quale questo materiale pericoloso per la salute dell’uomo era stato messo al bando. In occasione della giornata mondiale per le vittime dell’amianto, legambiente ha presentato un dossier dal titolo “liberi dall’amianto” con una serie di dati raccolti per capire quale sia l’incidenza dell’amianto nelle nostre città e quali danni riesce ancora ad arrecare. Purtroppo, nonostante quella legge e la certezza che l’amianto possa provocare problemi alla salute delle persone, si continua ad utilizzare questa fibra killer, con i piani regionali amianto che in alcune regioni italiane ancora non sono stati messi a punti, così come mancano in molte regioni le attività di censimento e mappatura. Procedono poi a rilento le bonifiche dei siti contaminati, e mancano quasi del tutto campagne di informazione e sensibilizzazione.
In Campania sono 4000 le strutture dove è presente amianto, censite al 2018, per un totale di circa 3 milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto. Di queste 4000 strutture 3 sono siti industriali (non erano presenti all’indagine del 2015); 85 sono edifici pubblici (non presenti indagine 2015), 955 sono edifici privati (non presenti nell’indagine del 2015); 3.043 le coperture in cemento amianto (stesso numero rispetto al 2015).
Una fotografia impietosa quella scattata da legambiente con il suo dossier, che evidenzia il netto ritardo rispetto ad una tematica così importante.
Per esempio in Campania le uniche informazioni sulla bonifica riguardano 3 edifici pubblici bonificati e 82 non ancora bonificati; per le altre voci i dati non sono disponibili. La regione Campania ha approvato il piano regionale amianto, previsto dalla legge 257/92, e ha completato le attività di censimento e mappatura. Tallone d’Achille resta lo smaltimento dell’amianto: in Campania mancano impianti specifici per l’amianto, e non sono neanche previsti dal piano regionale sui rifiuti. A questo va aggiunto che l’amianto provoca malattie come il mesotelioma malingo, oltre 21 mila i casi in italia tra il 1993 e il 2012. Oltre 6 mila i morti ogni anno.