E’ il primo bambino trattato con questa tecnica all’ Umberto I. Ed è già un caso. Perché l’ospedale di Nocera Inferiore è da oggi la struttura di riferimento dell’intera provincia di Salerno per assistere con l’ipotermia i bambini nati con asfissia. Il neonato trattato con questa tecnica, che consiste nel far abbassare la temperatura corporea fino a 33 gradi, era venuto alla luce venerdì scorso in una clinica privata in provincia di Napoli. C’erano evidenti segni di asfissia che poteva provocare danni irreversibili al cervello. Il piccolo è stato trasportato d’urgenza all’Umberto I e ricoverato nel reparto di Terapia intensiva neonatale diretto dal dottore Ignazio Franzese. Qui, infatti, c’è una macchina che consente di abbassare la temperatura del paziente e tenerlo sotto osservazione per 72 ore. Questo raffreddamento riduce notevolmente i danni cerebrali provocati dall’asfissia. Sempre che si riesca ad intervenire nelle prime sei ore dal parto. Dopo sarebbe inutile perché si avvia un processo che provoca la distruzione delle cellule cerebrali. L’ipotermia lo blocca. Ovviamente il piccolo andrà seguito con una serie di attività e controlli ma il pericolo più grosso è stato superato.

Macchine che consentono l’ipotermia sono in funzione soltanto negli ospedali delle città capoluogo. L’ospedale di Nocera Inferiore, nonostante non lo sia, è riuscito ad avere dalla direzione generale dell’Asl Salerno, la macchina del freddo in virtù dell’ottimo lavoro fatto sino ad oggi dalla terapia intensiva neonatale. Il bambino viene raffreddato grazie ad un materassino ad acqua collegato a un apparecchio raffreddante. Durante l’ipotermia il neonato viene assistito in modo intensivo con il monitoraggio di tutte le funzioni vitali. Al termine delle 72 ore la temperatura corporea viene riportata progressivamente a valori normali ma il riscaldamento deve essere molto lento, con incrementi di mezzo grado ogni ora, per evitare lo scatenarsi di crisi convulsive. L’asfissia perinatale colpisce da 1 a 4 per mille nati a termine. Costituisce la principale causa di mortalità e nei sopravvissuti può determinare conseguenze neurologiche permanenti a cui si associano gradi di disabilità anche gravi. Grazie al freddo questi rischi vengono in gran parte scongiurati.

Nello Ferrigno

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