È una fotografia a tinte fosche quella scattata da Goletta Verde lungo le coste campane che continuano a subire la minaccia della mancata depurazione: su trentuno punti monitorati ben venti presentavano cariche batteriche elevate. Nel mirino ci sono sempre canali, foci di fiumi e torrenti che continuano a riversare in mare scarichi non adeguatamente depurati. Su 31 punti esaminati, 19 sono risultati fortemente inquinati, un inquinato e undici entro i limiti. Record assoluti sono stati registrati alla foce del fiume Irno a Salerno, del fiume Sarno tra Castellammare e Torre Annunziata, della foce dei Regi Lagni a Castevolturno, della foce del torrente Asa a Pontecagnano giudicati “fortemente inquinati” per il nono anno consecutivo.

Il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste campane è stato presentato questa mattina al Circolo Canottieri Irno di Salerno da Francesca Ferro, direttrice di Legambiente Campania, Davide Sabbadin, portavoce di Goletta Verde, e Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania, alla presenza del comandante della Capitaneria di Porto di Salerno Giuseppe Menna.

«La maladepurazione – sottolinea Davide Sabbadin – è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza, visto tra l’altro che siamo stati anche condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola». Un tema ribadito da anni da Legambiente Campania, che non demorde: «E’ necessario affrontare con decisione il problema della mancata depurazione – dichiara Francesca Ferro – soprattutto per una regione, come la Campania, che nella risorsa turistico ricreativa connessa al mare fonda importanti opportunità produttive e lavorative».

Legambiente ricorda che le sorti dei servizi idrici e con essi della depurazione sono una prerogativa degli amministratori comunali campani, che sono titolati a decidere riuniti nell’Ente Idrico Campano. Un duro monito va dunque a tutti gli amministratori comunali.

Intanto, le cose non vanno meglio in costiera amalfitana. È da giorni che a Maiori, perla della divina, arrivano notizie poco rassicuranti sulla qualità delle acque. Il mare si presenta torbido, con chiazze d’olio e materiali galleggianti di dubbia provenienza. Un danno a chi si tuffa, ma anche all’economia cittadina che si basa sul turismo balneare.

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