La situazione del nido dell’ospedale Umberto I è talmente compromessa che si stanno cercando infermieri anche all’esterno del blocco materno infantile. Il pensionamento e altri motivi improvvisi hanno fatto trovare scoperto il nido di Nocera Inferiore. Si è passati da tre unità a turno, per un totale di quindici persone, ad appena otto infermieri che due a turno riescono appena a coprirne quattro su cinque. Capita che a fine lavoro non ci sia il collega a dare il cambio. «L’altro giorno – racconta Giovanni Mazzola della Cisl – sono dovuto intervenire in direzione sanitaria perché una collega non poteva smontare dal turno di notte. Erano le dieci del mattino ed era ancora in servizio. Manca materialmente la persona per dare il cambio». La questione personale è diventata irreversibile. Anche in pediatria c’è un’unità scoperta da due anni. «Lo straordinario – dichiara Raimondo Polino dell’USB – non deve essere un fatto ordinario. Non è più sostenibile». Nei giorni scorsi il personale della pediatria ha scritto una lettera alla direzione sanitaria con la quale ha comunicato che non si intende più sopperire alla carenza dell’unità con lo straordinario. «Se non si trova una soluzione – continua Polino – anche la pediatria rischia di rimanere scoperta». Pure la terapia intensiva neonatale potrebbe perdere un infermiere. Il personale scarseggia ovunque. In nefrologia sette unità coprono i cinque turni, si compensa con lo straordinario. Stessa modalità in chirurgia d’urgenza. E le procedure di mobilità vanno avanti a rilento. A pesare sono i nulla osta delle aziende di provenienza degli infermieri, la carenza riguarda tutti e, quindi, non sempre volentieri si dà il via libera ai trasferimenti. «Arriva un’unità per volta e non è sufficiente. Le procedure sono lente», aggiunge Mazzola. Nell’ultimo periodo è arrivata un’unità che è stata destinata all’emodinamica, nel frattempo due pensionamenti sono in vista al pronto soccorso. Un cane che si morde la coda. Il commissario Mario Iervolino aveva assicurato forze fresche da ottobre, ma sembra che gli infermieri arrivati per mobilità abbiano scelto gli ospedali a sud di Salerno e non quelli a nord, di norma più bisognosi di braccia lavoro.
Salvatore d’Angelo