Chiedere perdono alla piccola Jolanda Passariello affinché insegni a riscoprire il valore della vita, della convivenza, a riscoprire la pace, perché tutto ciņ non accada mai pił.
Monsignor Giuseppe Giudice ha rimarcato la necessitą di riconciliazione durante i funerali, celebrati in forma privata nella cappella del cimitero di Pagani, della bimba di otto mesi morta nella notte tra venerdģ e sabato scorso a SantEgidio del Monte Albino.
Intorno alla bara si sono stretti la mamma di Jolanda e i familiari pił stretti, che hanno voluto tributare lultimo saluto alla bambina. Tra i banchi presenti anche i sindaci di SantEgidio e di Pagani, Nunzio Carpentieri e Alberico Gambino. Il vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno con la sua presenza ha voluto far sentire laffetto della Chiesa, dellintero Agro, sconvolto dalla morte di Jolanda.
La sua innocenza ha esordito monsignor Giudice, paragonando la bimba ad una fragile ostia ci suggerisce parole di pace. Poi ha aggiunto: Come vescovo vi invito al silenzio, che non č omertą, che non č paura. Questo momento non sia emotivo; passato ci dimentichiamo e aspettiamo la prossima tragedia. Il Vescovo non ha alzato i toni, alle parole forti ha preferito pronunciare parole che fossero carezza, un accompagnamento per Jolanda, mentre per gli adulti un monito ad uscire da certe situazioni. Monsignor Giudice ha anche chiesto perdono alla piccola: A cominciare da me ha detto ognuno di noi chieda perdono perché forse siamo stati distratti, forse non siamo stati attenti, forse ci č mancato lo sguardo per comprendere la realtą. Ti chiediamo perdono ha continuato insegnaci a riscoprire il valore della vita, della convivenza.
Infine, un invito rivolto a tutti: Deponiamo le armi dal cuore. Impariamo la pace. Evitiamo ciņ che non serve. Jolanda ha concluso monsignor Giuseppe Giudice noi veniamo a scuola da te, siamo impreparati, distratti e poveri, aiutaci tu a comprendere che le nostre famiglie, le nostre cittą, le nostre chiese devono accogliere la vita sempre, evitando il giudizio e le parole che non servono.
Salvatore DAngelo