“ ‘l modo ancor m’offende”, è proprio il caso di dirlo quando si tratta del pronto soccorso dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, dove si urla e si perde spesso la pazienza. I protagonisti in negativo non sono però gli utenti, che pure hanno le loro responsabilità, ma alcuni operatori sanitari. Uno in particolare, un medico, sarebbe spesso il co-protagonista di momenti concitati nelle sale d’emergenza al piano terra della struttura di viale San Francesco.
Il problema non è la procedura, che nella maggior parte dei caso il camice bianco in questione fa rispettare alla lettera, ma le modalità utilizzate nel rapportarsi con i pazienti e i loro familiari.
Ecco perché la citazione dantesca sembra calzare a pennello.
L’ultimo episodio è capitato ieri, quando il medico si è scontrato con la mamma di un ragazzino di 11 anni portato al pronto soccorso “fiato corto, pallore, stava collassando”, ha detto la madre.
Gli infermieri sono stati ineccepibili, ha riferito la donna, “gentilissimi”, lo hanno sottoposto ad un immediato elettrocardiogramma, poi tutto è precipitato. “Ho sentito una donna strillare – ha raccontato la signora -, poi ho capito che si trattava di un medico che diceva all’infermiere di lasciare il paziente, staccare tutto e trasferirlo, senza nemmeno vederlo, in pediatria”.
La competenza, infatti, in questi casi, è del reparto al primo piano. L’11enne è stato portato su e nel frattempo la madre ha detto che non erano quelli i modi da utilizzare nei confronti di chi si era recato al pronto soccorso.
Fortunatamente il ragazzino sta bene, ma il teatrino verificatosi al pronto soccorso lo dimenticherà difficilmente. Per gli stessi attriti sia ieri, che in passato, sono dovute spesso intervenire le forze dell’ordine.
Questa routine è nota anche ai vertici aziendali, sollecitati più volte a prendere provvedimenti.
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