Le modifiche alla riforma regionale n. 12 del 18 maggio 2016 indeboliscono gravemente il diritto allo studio universitario in Campania”. Aurelio Tommasetti, consigliere regionale della Campania della Lega, lancia l’allarme sulle modifiche approvate ieri, a maggioranza, in Consiglio regionale, che porteranno alla soppressione dei due centri di responsabilitŕ amministrativa (Cra), finora incaricati di gestire i servizi per gli studenti iscritti rispettivamente alle sedi universitarie di Napoli e alle istituzioni universitarie di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno.

 

Quando fu varata la riforma nel 2016 – spiega Tommasetti – si scelse, al momento della decisione di sopprimere la sette Adisu, di assicurare un riferimento organizzativo per le istituzioni della cittŕ capoluogo, distinto da quello delle istituzioni esistenti nelle restanti quattro province, tutelando cosě gli studenti e tenendo conto delle diverse necessitŕ delle varie sedi in tema di borse, alloggi e ristorazione. Ora il rischio č l’azzeramento delle strutture sul territorio e, senza reali benefici, l’accentramento di tutto in un unico centro decisionale a Napoli: un salto nel buio e una mancanza di sensibilitŕ verso gli studenti e le famiglie delle altre quattro province campane. Con i due Cra si era trovato un compromesso che ora si vuole cancellare”.

 

Tommasetti tuona anche contro le modifiche concernenti le indennitŕ spettanti al consiglio di amministrazione: “Si raddoppia l’indennitŕ mensile ai componenti, non piů nei limiti del 15% ma del 30% dell’indennitŕ spettante ai consiglieri regionali, che nel caso del presidente arriva addirittura al 60%. Anziché risparmiare si raddoppiano i costi, peraltro a paritŕ dell’attuale impegno e responsabilitŕ amministrativa. Un’altra misura inopportuna, specie nel momento in cui si sopprimono strutture importanti e gli studenti protestano per il caro fitti e l’assenza dei servizi abitativi”. Sorprende che la delibera sia stata approvata anche con il voto favorevole dei consiglieri di maggioranza delle quattro province. Infine, la proposta: “I rettori, I rappresentanti degli studenti negli organi accademici e delle associazioni, nonché i sindacati, si siedano intorno a un tavolo e facciano sentire la propria voce per rimediare a tale scelta che finirŕ per penalizzare ulteriormente il diritto allo studio”.

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