Quando la persona e la sua dignità vengono mortificati oltre ogni misura da chi con l’arroganza dei ruoli pensa di sentirsi autorizzato ad annientare con le parole il suo interlocutore. Una prassi piu’ che consolidata soprattutto nella pubblica amministrazione e da pubblici ufficiali che pensano dall’alto del ruolo conquistato di snobbare, mortificare, offendere, far illazioni, ferire, calpestare il comune cittadine. E’ accaduto questo , ieri negli uffici Inps di Nocera Inf.,alla presenza di una collega e di un medico presente ma forse l’episodio non è cosi sporadico. A raccontarlo è una donna, paziente oncologica, di recente sottoposta ad un importante e delicatissimo intervento chirurgico, già provata dunque da una situazione e da emozioni che nessuno vorrebbe mia provare nella vita e che non si augurano neanche al pubblico ufficiale che avrebbe dovuto sottoporla a visita per la invalidita’ dovuta per legge. La richiesta del medico curante era di una semplice Lex 104 transitoria per consentirle di sottoporsi alle cure post intervento, pertanto per poco tempo, si spera. L’atteggiamento arrogante, scostante, diffamatorio ed allusivo del medico in questione presidente della commissione in questione va punito senza se e senza ma da chi di dovere e dall’INPS ci aspettiamo le scuse ufficiali alla signora, una professionista che non si è lasciata intimidire e che tornata a casa dopo aver metabolizzato quanto le era accaduto e superata la rabbia e l’indignazione per il trattamento ricevuto, ha utilizzato l’unica arma in suo possesso, la penna. Per lei e per le tante ed i tanti come lei che ogni giorno subiscono simili trattamenti. Il racconto genera un sentimento di rabbia di stizza ma anche di commiserazione per tanta miseria umana. Una lettera fatta recapitare già ai vertici nazionali dell’INPS perche’ quanto accade qui in questi uffici non accada piu’ ne a Nocera né in qualunque parte d’Italia,.
“Ci sono storie che vanno raccontate. Perché si sappia che chi soffre, nel corpo e nello spirito, va rispettato. Innanzitutto in quanto essere umano. E poi perché sta combattendo per avere la meglio sulla sua malattia. Sono dettagli affatto secondari che troppo spesso vengono ignorati trascurati, calpestati.
L’abitudine al rispetto dovrebbe essere la legge morale negli ospedali, ma anche in tutte quelle strutture dove il malato va non perché deve trovare un modo per passare il tempo. Ci va con sacrificio, ci va anche con imbarazzo spesso. Come se la malattia fosse una colpa da nascondere e la rivendicazione di un diritto fosse un favore.
E’ capitato a me, ma è un’abitudine tristemente consolidata. Sono una paziente oncologica. All’improvviso nella mia vita ha fatto irruzione un carcinoma, un tumore maligno. E ho iniziato la mia lotta, fatta di esami su esami, interventi, medicazioni, cure. Il cancro attenta alla tua testa, oltre che al tuo corpo. E tu hai bisogno di una rete che ti aiuti e non che ti affossi. E quello che oggi idealmente dico al medico di fronte al quale mi sono trovata per la visita all’Inps: aggressivo nel tono, superficiale, inquisitore. Caro dottore, sicuramente nel mondo esistono accattoni ed approfittatori. Ma non tutti quelli che tendono la mano all’istituto della previdenza sociale sono accattoni ed approfittatori. Caro dottore, esistono i lavativi, quelli che anche per un mal di testa stanno a casa sprofondati nella voluptas dolendi. Ma non tutti sono lavativi lamentosi in danno delle casse pubbliche. E’ urgente liberarsi da stereotipi e luoghi comuni. Chi chiede aiuto, magari ha ne ha davvero diritto. Può mancare qualcosa nella documentazione, possono non essere giusti i tempi della presentazione dell’istanza, può essere necessario un approfondimento dalla procedura. Ma tutto questo che cos’ha a che fare con il comportamento irrispettoso? Perché deve tradursi in una sequela di domande che offendono l’intelligenza e la sensibilità già provata di chi si è ammalato? Ora o sto raccontando perché è successo a me. Ma prima è successo a mia madre, a mio madre, ad alcuni anziani in ospedale, nelle lunghe file davanti ai cup. L’umanità è tale quando rispetta l’altra umanità, quella sofferente, senza lasciarsi indurire il cuore dalla cultura del sospetto”