La storia appartiene ai cittadini.
Per distrarre l’attenzione da quello che si verifica ogni giorno, da quasi 40 anni, nella Valle dell’Agro Nocerino Sarnese, o per meglio dire nella Valle del Sarno, perché della denominazione “Agro” č rimasto ben poco, attesa la massiccia urbanizzazione – lottizzazione, con grossi interventi di piani di insediamenti produttivi che sicuramente hanno “violentato” e “consumato” le disponibili estese aree agricole, nel mentre la denominazione “Nocerino” si č dispersa, come i tanti giovani costretti ad allontanarsi da questo circondario. La fuga non č dal territorio ma dai “Dinosauri” e dai figli, nipoti e “compari” dei Dinosauri” che infestano il territorio, in lungo e largo, saldamente aggrappati al potere della gestione di una res pubblica sempre piů intesa come res privata.
Dunque, rimane solo la dizione “Sarno”, con tutte le implicazioni ambientali scaturenti dal fiume ed affluenti, che trovano un nesso eziologico –causa/effetto – con la malattia del secolo “il cancro”.
Si potrebbe ribattezzare il territorio dell’Agro Nocerino Sarnese come il triangolo delle Bermuda, dove tutto scompare, anche il diritto, come quello alla salute, continuamente leso dal male del secolo “il cancro” e dalla “gestione” di questa emergenza.
Ecco nel ricordo di questa immane strage che contrassegna il territorio, č bene sottolineare che la mala-politica, ha circuito tutto, senza lasciare alcun spazio decisionale all’ultimo della filiera del “carro”, risultato: il carro č diventato una “carretta sgangherata”, l’ambiente non un problema della politica, il risanamento ambientale, discorso da salotti per borghesi miopi, la salute e la sanitŕ, sfascio vergognoso, argomento retorico che non merita adeguata risposta. In questo scenario surreale allorquando occorre adoperarsi per i tanto attesi cartelloni natalizi, strumento di distrazione di massa, arriva il momento di dare sfogo alla fantasia, tanto che tra i vari Comuni del Triangolo della misericordia si instaura quasi una gara, quella di chi spara le “palle” di Natale piů grosse, con meticolosa scelta dell’artista di turno, con spese a dir poco esagerate a carico degli ignari festeggianti cittadini, rigorosamente in assenza di un ritorno di interesse collettivo, per una memorabile serata, una intensa giornata da protagonista, per poi tornare tutto come prima, tutto nulla del nulla. Questa concezione filosofica di vita, ovvero di vivere un giorno da leoni ed il resto dell’anno da pecore assembrate alla soggezione, consente sempre piů una naturale “desertificazione” nella Valle del Sarno, con una mai sopita criminalitŕ organizzata, difficile da sradicare.
Oltre alle cicliche cerimonie di circostanza per il ricordo delle vittime delle mafie, occorre celebrare anche tutti quelli che continuano a morire per e con il “cancro”, perché hanno avuto il coraggio di non emigrare altrove, di restare in questo martoriato territorio, diventando vittime silenziose della indifferenza.
Per il nuovo anno, per grandi e piccini, inizia la corsa alla compra delle stelline scintillanti, magari due pacchi al costo di uno, per posizionarsi nelle prime file, sotto i palchi allestiti a dovere per capodanno, con la certezza che il nuovo anno sarŕ come il precedente ovvero all’insegna del costante degrado culturale e sociale.
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