Quella di Simona Sereno è una storia che ci tocca tutti. È una storia dell’eco profonda. Una storia di un’umanità unica. Innanzitutto perché deve sollecitare la coscienza di ciascuno. Tutti dobbiamo mobilitarci perché non vi siano più bare bianche. A Nocera come nella Terra dei fuochi o in qualsiasi posto del mondo in cui l’ambiente subisce violenze e scempi che si traducono in tumori, in leucemie. Simona è il simbolo dei nostri figli che non dobbiamo assolutamente consentire che vengano immolati sull’altare dell’idiozia umana. Simona ha lottato per quasi 9 anni. Si era ammalata e ha combattuto perché piena di voglia di vivere. Non si è lasciata mettere in ginocchio dalla leucemia. Ha affrontato terapie e trapianti, ha girato per le scuole raccontando la sua esperienza, ha fatto sempre lavorare la sua fantasia e le sue abili mani creando gioielli di bigiotteria, maglie gioiello, pupazzi. Ha trovato il tempo per studiare brillantemente e dare esami all’università e, soprattutto, non ha mai perso il suo sorriso. Si è fatta forza e ha infuso coraggio negli altri, dagli affetti più intimi ai semplici conoscenti. Ha scelto sempre con maturità ed è stata grata per le occasioni che la sua pur breve vita le ha offerto. Per ogni amico perso ne ha guadagnati dieci perché contagiose erano la sua vitalità, la sua spigliatezza, il suo estro. È stata un’opera d’arte d’umanità. Non è un caso il fatto che non riuscisse a contenere le offerte la cassetta sistemata in chiesa ai suoi funerali per raccogliere fondi per quell’ospedale Bambino Gesù che è stato la sua casa per quasi 9 anni. Simona non lascia un vuoto, ma una grande pienezza. Sono tutti più ricchi quelli che hanno avuto la fortuna di incrociare il suo cammino. È per questo che perché non sia stato vano il sacrificio di Simona tutti dobbiamo lottare perché non ci siamo mai più bare bianche, le bare delle vittime innocenti di fumi, rifiuti, inquinamento di aria, acqua, terreno. Urgono gesti concreti, oltre al sostegno alla ricerca. Urge un registro dei tumori. Urge fermare gli assassini ambientali