23 novembre 1980 ore 19:34, 90 secondi racchiusi in un boato che sembrava interminabile. Quasi tremila morti e otto città cancellate per sempre. Un numero incalcolabile di sfollati e la macchina dei soccorsi che lavorò a rilento. Una radio avellinese riuscì a catturare il suono di quella catastrofe, che assomigliava più ad un esplosione che ad un sisma.
Quel 23 novembre di quarantaquattro anni fa cambiò molte vite, molte cose, col terremoto che colpì l’Irpinia, il Vulture e gran parte del meridione d’Italia.
Un disastro che ha appunto cambiato tanto a partire dalla macchina dei soccorsi, tanto biasimata in quei giorni, con lo stesso presidente della repubblica Sandro Pertini che lo denunciò apertamente alla televisione nazionale. Un evento che portò alla nascita, grazie alla figura di Zamberletti della protezione civile come la conosciamo oggi, creando un sistema ben coordinato di protezione e prevenzione delle calamità naturali su scala nazionale che sarebe stata di vitale importanza negli eventi futuri.
Anche l’agro nocerino Sarnese venne colpito da questa catastrofe, gravissimi i danni a Nocera Inferiore, con l’iconica immagine dei palazzi crollati su via Attori, al Casale del Pozzo ed il tragico crollo del palazzo al confine con Pagani, in via Gabola che causò anche diversi morti, nella città capoluogo dai contarono 33 morti ed oltre 200 feriti. A Pagani, oltre alle lesioni e alla paura venne stabilito il punto di raccolta per alcuni degli aiuti e dei soccorritori.arribatibdal nord Italia, ma la vera tragedia sarebbe accaduta qualche mese dopo con la morte del sindaco Marcello Torre. Ad Angri gravi furono i danni nel centro storico, con i crolli che portarono alla morte di nove persone. Un disastro che ancora oggi resta vicino nel ricordo di chi l’ha vissuto e di chi da quella tragedia ha voluto mettersi in gioco per aiutare e migliorare la macchina dei soccorsi.

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