Le risultanze delle indagini coordinate dalla Procura Distrettuale di Salerno e sfociate nell’arresto,
nei giorni scorsi, di 31 persone – accusate di associazione per delinquere dedita al
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, corruzione, falso in atto pubblico e autoriciclaggio
– ci consegnano uno spaccato inquietante sotto diversi punti di vista.
Il primo e più triste non può che riguardare le vittime di quello che appare come un vero e proprio
sistema criminale, in grado di generare un volume d’affari di milioni di euro sulla pelle di oltre
2000 cittadini extracomunitari, il cui unico desiderio era di raggiungere l’Italia e trovare qui una
nuova opportunità di vita. Persone che invece si sono poi ritrovate senza lavoro, senza permesso
di soggiorno e senza alcuna tutela. Uno degli elementi che questa operazione ci consegna è
proprio il fallimento dei meccanismi della Legge Bossi – Fini e dei Decreti flussi, che
evidentemente non sono in grado di funzionare e che dunque vanno necessariamente superati. È
assurdo anche solo immaginare che un cittadino extracomunitario possa raggiungere l’Italia solo
in presenza di un contratto stipulato con un datore di lavoro che opera in un altro continente. Un
sistema potenzialmente criminogeno e con tante falle, nelle quali, come questa inchiesta
dimostra, si insinuano facilmente interessi illeciti.
Il secondo ha a che fare con la rete di complicità e di interessi che ruota attorno a questa storia,
nella quale ancora una volta la corruzione si è dimostrata lo strumento privilegiato per reclutare
imprenditori, professionisti e finanche pubblici ufficiali, che, in cambio di denaro, hanno
disatteso ai loro doveri, sfruttando la disperazione di migliaia di persone, costrette a sborsare
migliaia di euro e poi a vivere in condizioni disumane, come le immagini dei Carabinieri per la
Tutela del Lavoro dimostrano in maniera inequivocabile. Che in questa vicenda abbiano un ruolo
centrale finanche pubblici ufficiali degli Ispettorati del Lavoro, coloro cioè che dovrebbero
vigilare sul rispetto della legge e garantire i lavoratori, lascia davvero sgomenti.
Come Libera, insieme in particolare al mondo sindacale, abbiamo più volte denunciato gli
interessi criminali e mafiosi che lucrano sulla pelle dei migranti. Lo facciamo oggi alzando
ancora di più la voce, in un momento nel quale, in Italia e altrove nel mondo, si adottano politiche
migratorie che schiacciano la dignità delle persone e non affrontano i problemi veri,
rincorrendo il consenso e cavalcando le paure. Ancora una volta, sotto la bandiera di una legalità
formale, le leggi non servono a costruire giustizia e a tutelare gli esseri umani, ma a costruire un
facile consenso e a consolidare un potere malato.
Avvertiamo, allora, il dovere civico di esprimere tutta la nostra gratitudine e tutto il nostro
sostegno alla magistratura – in particolare alla Procura salernitana – e alle Forze dell’Ordine
per l’enorme lavoro messo in campo per alzare il velo su questo sistema criminale. Accanto
all’aspetto repressivo e giudiziario, però, non si può trascurare quello culturale e politico. Ancora
una volta, alla società civile e responsabile spetta, allora, il compito di interrogarsi su quanto di
più e meglio – sul piano educativo, culturale, sociale e politico – si può e si deve fare per
affermare con radicalità il valore dell’etica della responsabilità, in particolare per chi riveste
funzioni pubbliche.

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